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La libertà di non vaccinare è davvero un diritto individuale?

La libertà di non vaccinare è davvero un diritto individuale?

I vaccini non sono necessari. I vaccini sono dannosi e possono addirittura essere letali. Alcuni vaccini possono causare la sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS, o Sudden Infant Death Syndrome). Altri causano l’autismo. I (pochi) benefici non riscattano i (consistenti) rischi. Queste sono solo alcune delle narrazioni a tinte fosche costruite intorno alle vaccinazioni pediatriche.

Si tratta di veri e propri miti sostenuti da spiegazioni pseudoscientifiche totalmente prive di evidenze empiriche, alimentate dall’ignoranza e diffuse grazie alla cassa di risonanza di web e social network. Accade così che il dibattito sui vaccini sia viziato da una preoccupante disinformazione, aggravata dal fatto che i discutibili nessi causali tra vaccini e disabilità ricevano legittimazione dai tribunali e guadagnino in questo modo una presunzione di affidabilità negatagli invece dalla comunità scientifica. E’ di qualche giorno fa la notizia di una sentenza italiana di primo grado che riconoscerebbe un indennizzo mensile alla famiglia di un bambino affetto da autismo la cui causa sarebbe stata individuata – è da capire su quali basi scientifiche – nella somministrazione del vaccino esavalente.

Sostenere simili posizioni, oltre ad essere discutibile dal punto di vista scientifico, è di gran lunga più pericoloso per la salute dei bambini di quanto lo sia la somministrazione dei vaccini contro cui esse si scagliano. Queste teorie, infatti, invertono indebitamente i rapporti tra benefici e rischi della pratica vaccinale, inducendo a credere che i pericoli a cui i genitori espongono i figli scegliendo di vaccinarli siano superiori ai rischi da cui pensano di metterli al riparo. E’ vero invece il contrario. Il vaccino è un farmaco che garantisce l’immunizzazione da agenti patogeni consentendo, a fronte di rischi e costi decisamente inferiori ai suoi benefici, di salvaguardare la salute, e spesso la vita, degli individui a cui viene somministrato. La vaccinazione, oltre a garantire l’immunizzazione del singolo, assicura quella della collettività attraverso la cosiddetta HERD IMMUNITY (o immunità di branco): più gli individui sono vaccinati, più l’intera comunità è protetta, incluso chi, per vari motivi, non gode dell’immunizzazione diretta. L’elevata copertura vaccinale contro certe malattie particolarmente pericolose e virulente, garantita in molti paesi per mezzo dell’istituzione della vaccinazione obbligatoria, ha reso possibile tenere sotto controllo malattie altrimenti mortali, quando non la loro stessa eradicazione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno grazie ai vaccini 2-3 milioni di bambini vengano salvati da morte certa e che se ne potrebbero salvare ancora di più se l’accesso alle vaccinazioni venisse garantita ai quasi 22 milioni di bambini che sono ancora privi delle vaccinazioni di base.

Mentre l’OMS auspica l’aumento della copertura vaccinale anche nei paesi dove la povertà non sempre garantisce l’accesso alle cure sanitarie di base, nei paesi più ricchi, dove la possibilità di vaccinare i propri figli è garantita, assistiamo ad un processo inverso: il rifiuto delle cure in nome del diritto alla libertà individuale. Numerosi movimenti “antivaccinisti”, sulla scorta di convinzioni errate, conoscenze incomplete, informazioni inattendibili o di fonte incerta, rivendicano per i genitori il diritto alla libera scelta e al dissenso in materia di vaccinazioni. Ma è davvero opportuno, in questo caso, parlare di dissenso “informato” e di scelta consapevole e responsabile? Sull’informazione basata perlopiù su ipotesi azzardate o scarsamente verificabili, abbiamo detto. Quanto alla consapevolezza, sono realmente consapevoli dei rischi a cui espongono i loro figli i genitori che minimizzano o negano i benefici dei vaccini e sottovalutano gli effetti delle malattie da cui i vaccini immunizzano?

Si tende a descrivere le questioni morali legate alla libertà di vaccinare o meno i propri figli come un contrasto irriducibile tra diritti individuali e collettivi. Tale contrapposizione vedrebbe chi rivendica il diritto di non vaccinare il proprio figlio come un sostenitore del diritto individuale alla salute opposto a uno Stato che, attraverso la vaccinazione obbligatoria, persegue ‘tirannicamente’ il diritto alla salute della collettività. Ma in che senso si può parlare di diritto individuale a proposito di scelte che coinvolgono altre persone che di tali scelte subiranno, nel bene ma soprattutto nel male, le conseguenze? Quando si sceglie di non vaccinare il proprio figlio, la salute di quest’ultimo è affidata alla scelta responsabile di tutti gli altri genitori che, sottoponendo i propri figli alle vaccinazioni, consentono loro di godere dei benefici dell’immunizzazione del branco. Se un bambino non vaccinato ha la fortuna di rimanere sano, questa evenienza, più che essere la prova che si sopravvive senza vaccini o che i vaccini non servono a nulla, è la più eloquente dimostrazione di quanto essi siano efficaci nel preservare dalle malattie attraverso l’immunizzazione indiretta. In altre parole la libertà di alcuni di rifiutare le vaccinazioni senza mettere a rischio la salute dei figli e quella della collettività è praticabile solo sino a quando la maggior parte delle persone non esercita questa libertà.

D’altra parte, è sufficiente purtroppo che la copertura vaccinale si abbassi oltre una soglia di sicurezza perché l’immunizzazione collettiva venga meno e si possano verificare le terribili conseguenze delle malattie da cui i vaccini ci proteggono: disabilità fisiche evidenti, quando non la morte, il cui nesso di causalità con le patologie e l’omissione dei vaccini che le hanno provocate è di gran lunga più documentato di qualunque presunto nesso tra malattia e inoculazione.

Pubblicato originariamente in: Surgical Tribune Italia  il 02/12/2014

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