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Considerazioni bioetiche sulla Chirurgia robotica

Considerazioni bioetiche sulla Chirurgia robotica

Negli ultimi decenni la robotica ha assunto un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo di nuove tecniche di chirurgia mini-invasiva video-assistita. Si propone di ampliare le capacità e la precisione del medico, di ridurre al minimo i traumi e, conseguentemente, i tempi di ripresa del paziente nel decorso post-operatorio.

Il termine “robotica” non deve trarre però in inganno: non si parla ancora di intelligenze artificiali autonome ma più che altro di telechirurgia, ossia di strumenti ad altissima precisione, montati su braccia robotiche controllate tramite consolle.

Per quanto l’utilizzo di questi nuovi strumenti sia promettente e abbia già ottenuto numerosi consensi, l’ottimismo legato alle loro potenzialità è accompagnato da interrogativi e dubbi. Numerose sono le riserve relative all’elevato costo dei macchinari e del loro mantenimento, alla reale possibilità di ammortizzare tali costi attraverso l’effettiva riduzione dei traumi e al fatto che rappresentino realmente una valida alternativa alle tecniche più tradizionali.

L’introduzione e l’impiego di questi macchinari all’interno del nostro Sistema Sanitario Nazionale ha visto negli ultimi anni un forte incremento. Se da una parte l’elevato costo di queste tecnologie rimanda a tutte le questioni relative all’allocazione delle risorse, dall’altra la loro conseguente disomogenea diffusione sul territorio implica tutte le problematiche legate alla disuguaglianza dei pazienti nell’accesso ai servizi sanitari.

Nel momento in cui ci concentriamo sui differenti agenti morali coinvolti nell’atto medico in sé, emergono altre questioni interessanti. Come già accennato gli strumenti robotici semplificano notevolmente il lavoro del chirurgo senza, però, sostituirsi ad esso. Consentono di effettuare movimenti di grande precisione, eliminano i tremori, limitano le perdite di sangue e l’eventuale fabbisogno trasfusionale, rendono la dissezione più precisa e le suture più facili ed accurate con una conseguente accelerazione dei tempi di recupero del paziente. Questo processo di minimizzazione dei traumi ha avuto inizio in chirurgia con l’introduzione della laparoscopia. Sebbene molti considerino la chirurgia robotica un ulteriore passo avanti in questo senso, i più scettici sostengono che i benefici clinici rimangono relativamente immutati a fronte di una spesa nettamente superiore; il reale beneficiario di queste innovazioni sarebbe in realtà il chirurgo, il cui lavoro è facilitato e anche maggiormente tutelato dal pericolo di infezioni grazie all’accresciuta distanza dal tavolo operatorio. Tale distanza fisica potrebbe inoltre avere il non secondario risvolto psicologico negativo di indurre a “spersonalizzare” l’atto medico in sé e portare a “deresponsabilizzare il medico” fuorviando l’attenzione da un aspetto fondamentale: questi strumenti rappresentano solo un mezzo attraverso cui il chirurgo compie un’azione di cui continua ad essere pienamente responsabile sia dal punto di vista legale che morale.

Un altro aspetto di non secondaria importanza in termini di responsabilità è rappresentato dalla necessità di fornire un’adeguata formazione al personale medico. La qualità della formazione, la selezione degli operatori e la verifica da parte degli ospedali che chi manovra la macchina sia all’altezza della situazione diventa fondamentale per garantire uno standard di sicurezza adeguato.

In un quadro simile, la corretta comunicazione tra medico e paziente, e in particolare l’adeguata informazione di quest’ultimo, deve rimanere un momento centrale della buona pratica medica. L’istituto del consenso informato si riconferma, in questo senso, come uno strumento necessario per salvaguardare il diritto all’autodeterminazione del paziente. I dettagli relativi alle novità della tecnica operatoria proposta, ai suoi benefici e rischi, e non in ultimo a livello di esperienza del chirurgo in merito diventano, infatti, essenziali per acconsentire consapevolmente ad un intervento. A ben pensare, le nuove tecnologie, richiedendo, se possibile, una cura maggiore nell’informazione al paziente, mettono alla prova le modalità stesse del consenso informato. Premiando le buone pratiche di dialogo e di informazione tra medico e paziente, evidenziano l’inadeguatezza di quelle strutture sanitarie in cui tale preziosissimo strumento di emancipazione del paziente è ridotto ad una mera pratica burocratica volta a salvaguardare più gli interessi della struttura che quelli del paziente.

Come è evidente anche solo da questi brevi accenni le questioni su quali siano i reali benefici e chi i reali beneficiari della chirurgia robotica sono al momento di difficile soluzione. Quando il volume degli studi a riguardo sarà tale da poter effettuare un’adeguata comparazione dei suoi costi e benefici con le altre tecniche, solo allora, con il tempo e la sperimentazione, si potranno chiarire alcuni di questi interrogativi.

Pubblicato originariamente in: Surgical Tribune Italia  il 14/09/2015

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